Il Roland Barthes dei «Miti d'oggi» è ancora per noi un ottimo esempio di analisi critica a tutto campo. Faremo del nostro meglio per emularlo, ma non sarà certo facile
Lo consiglio caldamente a chi
non lo avesse ancora letto. Si tratta di un libro scritto quasi mezzo
secolo fa, ma che vale la pena leggere (o rileggere) per il modo con cui
l'autore ci mostra la possibilità di analizzare a fondo le mitologie
contemporanee e le «realtà virtuali» evocate da vecchi
e nuovi media. Un articolo, una foto, un film, una mostra, il volto di
un'attrice: ecco alcuni degli spunti su cui Barthes concentra la sua sensibilità
critica con risultati anche sul piano espressivo che restano ancora pienamente
godibili. Eccolo, per esempio, smascherare gli abusi retorici di certo
reportage che nel tentativo di "illustrare" un fatto neutralizza
quel tipico straniamento estetico del reale
che è appunto innescato dal procedimento fotografico. E ciò
proprio per un eccesso d'intenzionalità e di controllo tecnico
del mezzo da parte del fotografo: «La
maggior parte delle fotografie qui raccolte al fine di sconvolgerci -
scrive Barthes a proposito di una mostra alla galleria d'Orsay - non ci
fanno alcun effetto, appunto perché il fotografo si è sostituito
troppo generosamente a noi nella formazione del suo soggetto: quasi sempre
ha supercostruito l'orrore che ci presenta,
aggiungendo al fatto, per contrasti o accostamenti, il linguaggio intenzionale
dell'orrore (...). Ora nessuna di queste fotografie, troppo abili, riesce
a toccarci. È che di fronte ad esse ci troviamo ogni volta defraudati
della nostra facoltà di giudizio: si è fremuto per noi,
riflettuto per noi, giudicato per noi (...). È dunque logico che
le sole fotografie-choc della mostra (il cui principio rimane molto lodevole)
siano per l'appunto le fotografie di agenzia, in cui il fatto ripreso
esplode nella sua ostinazione, nella sua letteralità, nell'evidenza
stessa della sua ottusa natura». (Il brano è tratto da un
articolo sulle «Fotografie-choc»
in Miti d'oggi, pp.102-104)
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La Critica |
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Lo spazio in questione
Dedicheremo questo spazio alla riflessione
sui fatti più comuni della nostra vita quotidiana, intesi però
nel loro risvolto «mitologico» ed estetico. Non riteniamo,
infatti, che gli strumenti della critica servano solo per interpretare
le opere d'arte. Del resto, è talora l'arte stessa a offrirci
nuove chiavi di lettura per affrontare anche la realtà più
ordinaria e «banale» Il libro consigliato Roland Barthes, Mithologies,
Seuil, Paris 1957, trad.it:
Miti d'oggi, Einaudi,
Torino 1974.
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