La Critica

Play Design

Intervista a Fabio Berton

di Eleonora Diquattro

Si è concluso da poco a Roma l'evento Italian Reinassance, festival di promozione ed innovazione del graphic design italiano. Anche se ha offerto degli spunti notevoli, purtroppo il festival era orfano di una parte di workshop davvero interessanti, ma alcuni problemi organizzativi hanno impedito il completo svolgimento della manifestazione. Un buon successo comunque, anche se rimane la curiosità su cosa avrebbe potuto fare e dire Fabio Berton, graphic designer che lavora per Mtv, la tv musicale a target fortemente giovanile, dove la grafica ha un ruolo molto più forte rispetto al panorama nazionale. Per colmare questa lacuna lo abbiamo virtualmente raggiunto nel suo studio e gli abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande.

Cosa pensi dello stato attuale del graphic design italiano?

Credo che sia un momento molto interessante dove si comincia a sentire una forte risposta dal pubblico che, a mio parere, si sta realmente preparando a digerire un linguaggio molto forte ma che fino a qualche tempo fa trovava forse grande riscontro solo al di fuori dello stivale. Detto questo sono convinto che questo tipo di attenzione diventerà un enorme stimolo per tutti gli addetti ai lavori e a guadagnarci dovrebbe essere la qualità dei progetti tendenzialmente sempre più interessanti e liberi da catene e stereotipi che fino ad oggi, secondo me, sono stati una zavorra insensata che non ha portato e non portera  nessun tipo di innovazione ne tanto meno  qualità. Credo si stiano facendo grossi passi sia nella parte più commerciale sia in quella più "artistica". Molte realtà indipendenti stanno diventando un reale punto di riferimento per le grandi agenzie che, da sempre, utilizzano l'aspetto più puro di questo campo come termometro su dove spingersi. È tutto in mano ai designer... Più saremo coraggiosi più e prima vedremo quella luce che già da tempo brilla in altri paesi. Nessuno ama mangiare pasta in bianco scondita.

Il workshop che tu dovevi tenere all'interno di Italian Renaissance qui a Roma si chiamava UGLY IS BETTER. Perché e come era impostato?

In quanto Italiani, uno dei nostri pregi è sempre stato la tecnica, mettendo in secondo piano lo scheletro di una struttura che secondo me dovrebbe essere più solida. Mi spiego meglio...Siamo tutti cresciuti dicendo quanto era bravo Leonardo o quanto lo fosse Michelangelo ecc. ma non siamo mai stati in grado di comprendere quale era la parte più interessante delle loro opere che dal mio punto di vista non era sicuramente le tecnica. Per carità, non fraintendetemi, sarei folle a contestare la squisitezza universale di quelle opere, ma credo che ad oggi non sia più la direzione da seguire. Credo ci siano aspetti più interessanti da perseguire quali il messaggio, la longevità, la giocosità, il divertimento e, perché no, la non tecnica. UGLY IS BETTER significa ORRIDO È MEGLIO che non pretende di diventare la nuova "MERDA D'ARTISTA" ma semplicemente la presa di coscienza del reale scheletro di un lavoro. Si trattava di un'interazione tra me e il pubblico nel disegnare dei pannelli monocromatici e monosegno a china e pennello calligrafico. Materiali dunque tradizionali per realizzare qualcosa di veramente poco canonico. Il risultato che mi aspettavo era una grossa parete disegnata con stili differenti in grado di raccontare nel bene o nel male un'unica storia. Ho scelto un colore proprio per abbattere la tecnica e il suo concetto e provare per una volta a fare apprezzare un lavoro per quel che realmente era. Una bella storia raccontata da tanti, senza fronzoli e senza pretese tecniche. Ugly è inoltre il protagonista di una serie di personaggi a cui sto lavorando da un po' di tempo che cercherà con altri metodi esecutivi di trasmettere questo tipo di messaggio.

La grafica di Mtv, soprattutto nei lavori di motion graphics, ispira subito al gioco, precisamente al termine inglese Play, che comprende più significati. Cosa ne pensi?

Penso sia semplicemente dovuto al tipo di audience che bisogna soddisfare. Lavorare per MTV significa principalmente mettere a disposizione le proprie esperienze e ricerche personali. Nel mio caso il mio stile è congeniale al termine PLAY dunque queste possono essere le sensazioni, precisando però, che non è una reale richiesta del canale. Mi piace veramente molto come la gente utilizza in parte MTV. Viene spesso vissuta come un magazine di grafica e penso sia questa la differenza rispetto agli altri canali che forse utilizzano la grafica solo come copertina di un programma... forse è questo il reale aspetto PLAY del design di MTV.

Questa linea, continuiamo a chiamarla Play, pensi sia una tendenza forte nella grafica? Legata soprattutto ad una sensorialità e tattilità che i new media portano con sé?

Credo di si, ma credo sopratutto che il mercato sia semplicemente più pronto ad amare qualcosa di allegro e giocoso rispetto a qualcosa di più profondo e culturalmente impegnativo. Di conseguenza i media sono un'ovvio veicolo del mercato che probabilmente in questo periodo raccoglie maggiore interesse come Internet, la musica, la moda ecc... Brutto forse a dirsi ma penso funzioni un po' così.

Quanto cambia il lavoro, mi riferisco all'ideazione, tra un manifesto ed i new media, a parte il punto di vista tecnico? Oppure si parte da un segno e si cerca di applicarlo a tutto?

Nonostante la tecnologia abbia apportato nuove metodologie credo che le fasi progettuali non cambino. Probabilmente i nuovi media stanno solo aiutando l'aspetto tecnico e perché no quello creativo. Credo però siano necessarie tutte le basi tradizionali come chiave di lettura per un lavoro più attuale.

Roma, 31 maggio 2007