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Denti di ferro

di Alessandro Carbone

 

Ricordo la prima volta che morsi l’apparecchio, il sapore del metallo, lo sfregare dello smalto e la tensione rigida delle viti. Lo ricordo bene, il primo viso nello specchio, la prova sorriso e quel luccichio argentato del neon del bagno che prendeva forma nella mia bocca. Pensavo fosse una violenza, un’invasione non autorizzata del mio io, come mettere una museruola all’anima, alla mia libertà di avere qualcosa di irregolare.

Gli apparecchi ortodontici rimovibili provocano lo spostamento dentale per mezzo di forze generate dalla deformazione elastica dell'apparecchio, dall'azione di stimolo e riequilibrio delle forze biologiche del paziente, oppure prodotte dall'attivazione di parti incorporate: viti, molle, archi vestibolari.

Si ma spiegatelo ad un bambino che negli anni ’80 ha dieci anni, e la prima media è campo di battaglia, un ponte verso il sei grande, le curve delle ragazzine, il gioco della bottiglia, i primi baci, il ripetente che ti frega la merenda e ti sfotte, mostro, denti di ferro, c’hai la ruggine e la vergogna e la fuga al bagno.

Tali strumenti meccanici sono in grado di portare i denti e le arcate dentarie nelle corrette posizioni estetiche e funzionali. L'apparecchio fisso viene assemblato dall'ortodonzista direttamente in bocca al paziente, nella modalità appropriata al raggiungimento dell'obbiettivo stabilito per una determinata fase del trattamento ortodontico. Con esso, infatti, si procede per fasi di trattamento, le quali vengono delineate nella preliminare progettazione del caso.

Ho questa strada laminata tra i palazzi dei miei incisivi, perché con lo spazzolino devi pulire bene, e gli sciacqui con quello schifo verde che sa di ammoniaca e che se ti va in gola sputi tutta la notte. E’ lì, a presidiare le mie parole, prima della lingua, a filtrare ogni idea di riscossa o di onore. Poi un giorno inventai storie incredibili.

Per mezzo dell'apparecchio fisso di ortodonzia i denti possono essere spostati per grandi distanze, in tutte le direzioni e con ogni tipo di movimento, incluso quello corporeo, tanto che il suo uso permette la correzione di malposizionamenti dentali non trattabili con altri apparecchi.

Potevo mordere l’acciaio, e segare qualsiasi filo, mangiare la carta e la plastica, reggere tre cucchiaini di zucchero e masticare 4 gomme insieme, e se premevo forte i denti, tutti insieme, correvo più veloce di qualsiasi altro. Portavo con me la foto di un pugile, una ritagliata dal giornale, sorrideva con il paradenti mentre l’arbitro gli alzava il pugno. Divenne la mia icona di battaglia, io mostro pugilatore, il mio paradenti perenne da soldato pronto all’azione, con i sacchetti rossi e vuoti delle patatine infilati nei pugni, restavo dietro la lavagna a fare finta di colpire il resto del mondo.

I fili metallici sono anch'essi parte integrante dell'apparecchio. Conformati ad arco e di spessore e sezione variabile, oltre che di qualità di lega, danno un contributo fondamentale alla correzione della malocclusione. Possono muovere i denti o svolgere funzione di ancoraggio. Entrano nella scanalatura centrale dell'attacco ortodontico e vi vengono trattenuti da legature metalliche od elastiche.

Per caso, mentre mi tirava per il maglione e vedevo poco, e le risate intorno scrosciavano sui miei movimenti, dico forse per sbaglio, la mia mano nel sacchetto di patatine arrivò sul naso del prepotente. Da sotto al maglione non sentivo più risate e la presa mollare d’un colpo.

Quel grassone si teneva la mano sul naso, sembrava terrorizzato alla vista di tanto sangue. La venuzza giusta faceva colare tutto il rosso possibile da quella faccia ora bianca. Prima che corresse al bagno, gli mostrai i denti, il più possibile, con un ringhio di rabbia e fierezza. Denti di ferro sorride a tutta la classe e se li guarda uno ad uno, come per dire avanti il prossimo.

Gli apparecchi permettono un miglior controllo dell'igiene orale, diminuendo il rischio, in corso di trattamento, di danni dento-parodontali da accumulo di placca batterica. È’ possibile farli confezionare in laboratorio e non richiedono una particolare attrezzatura. Ciò rende possibile l'approccio alle cure ortodontiche da parte di uno strato sociale più vasto.

La bottiglia di Fanta girava, poi si fermo su di me. Lei si alzò, si sposto la frangetta e posò le sue labbra sulle mie. Prima di chiudere i miei occhi guardai dentro i suoi, non c’era orrore o paura.
Il mostro ferrato prima di baciarla sorrise.

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