DISTANZE (vicinanze siderali)

Ricordi quando ti parlavo di quella impossibilità di nominare la vicinanza che rintracciavo nella definzione di Hall di "distanza intima"? Hall parlava di quella prossimità tale per cui si è così vicini all'altro che la visione ne viene addirittura distorta. Quella è una prossimità che presuppone intimità. Da qui la definizione. Tuttavia egli non riesce a dire - non può dire - vicinanza, dice: distanza intima. Deve essere per il fatto che non esiste in verità alcuna possibilità di reale vicinanza: sempre di distanze si tratta quando si ha a che fare con l'Altro. Inutile che ti parli ancora del fatto che non riesca ad arrendermi a questo dato provato e incontrovertibile. L'ho finita però col disperarmi davanti alla verità schiacciante che l'Altro sia l'Altro e che non ci sia possibilità di reale con-fusione, tras-fusione, compenetrazione di uno nell'altro. Ho finito di prendere di petto la faccenda caricandola di mie esigenze e viluppo di bisogni.
Ci giro intorno, però, nella miglior tradizione giapponese.
Non mi arrabbio più per la distanza innata tra i soggetti; per la "mancata" piùcchevicinanza. Osservo come un entomologo, sotto la lente, ogni più piccolo millimetro di "distanza" - di tutte le umane (e disumane e sovrumane) distanze. Compilo una sorta di catalogo che funzioni come una esorcizzazione. Non dire che da una ossessione sono passata ad un'altra: non pensi anche tu che non esista scienza più interessante, campo etico-estetico-politico-sociologico meno frequentato? Quali altre abilità vorresti possedere se non quelle di riconoscerne le varietà, i modi di riproduzione, di crescita...e di superamento?
E' vero quando dici che con te seguito a lamentarmi e che ancora ti racconto di come Ancora mi fa male da morire quando l'altro si rifiuta a...Ma te ne parlo perchè vorrei stimolarti ad una scrittura a quattro mani. Vorrei che tu prendessi gusto ad aggiungere voci al catalogo e che andassi continuamente facendo mentalmente piccoli elenchi quotidiani che mi scriverai. Anche tu sei uno scienziato del soggetto, non è così? Ed è pur vero ciò che dici riguardo al rischio di ammalarsi di un'ideologia della distanza, il cui elemento fondante sarebbe ravvisabile in un pericoloso nichilismo che potrebbe ulteriormente allontanarci dalla realtà - noi che soffriamo già di questa malattia. Tuttavia questa del catalogo delle distanze è una passione sana, te l'assicuro, perchè ha come ultimo obiettivo il loro superamento. Esistono certo correnti di pensiero che la difendono come la necessaria barriera tra il sè intimo e il resto del mondo, la distanza - se mancasse, potrebbe fare scempio di noi. E sappiamo bene che nella maggior parte dei rapporti di coppia, o familiari, o di amicizia, si consumano violenze psichiche a volte così surretizie che quando ce ne accorgiamo è troppo tardi per riparare i danni subiti. Meglio sarebbe stato mantenere una distanza!
Tu sai che io, però, sono d'accordo con la poetessa: "Per chiarire il concetto mi distinsi poi, non prima". Il sé intimo va messo sempre in gioco nei rapporti se ci interessa la trascendenza. C'è sempre tempo per "distinguersi" anche se a prezzo di smisurati dolori.

Osservo le distanze.

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