La forza del sogno di un ponte

di Claudia Cataldi

Guardano il ponte e la gente
come se là vedessero loro stessi,
in quella stessa corsa che non finisce mai
per una strada senza fine, sempre da percorrere...

da Gente sul ponte -  Wislawa Szymborska

I segni forti

Il volto della città ne è segnato, meglio, sono proprio quelli a caratterizzarla - a darle il suo nome. La città è in quanto costituita da quei segni forti - segni forti dell'uomo: le opere dell'architettura. La città è la sua architettura necessaria e superflua, funzionale e velleitaria. La città è la vittima inerme e la fortunata destinataria di tributi segnanti, di incarnato intatto e di ferite che restano sempre aperte. E' la comunità dell'uomo che su di lei si affaccenda per ordinare, razionalizzare, confondere, delirare, ordinare di nuovo... : la segna, la marca, la snatura, aggiunge, toglie, ... Ciò che una volta era stato necessario e incontrovertibile pur sfidando il buonsenso, il buon gusto, passando per la violenza di un'imposizione, ecco che di colpo si trasforma nella necessità contraria. E' la cultura dominante, una volta conservatrice e poi ciecamente progressista a scegliere per un indirizzo filologista  o per un'atteggiamento tipico delle metropoli nordamericane: la demolizione.
Accade solo ciò che ha la forza di accadere, dice il poeta.
I segni forti sono le ferite della città che non si rimarginano mai. Lo decide la comunità dell'uomo e lo decide la forza del segno: lo decide la città. Altrimenti  non può essere.

La forza del segno di un ponte

E' la sospensione la sua forza. E' questo spazio nuovo, inventato dal nulla - che prima non c'era - sospeso tra cielo e terra e che congiunge più o meno rapidamente ciò che prima era separato, distante o difficilmente raggiungibile: un artificio, una sfida, una peripezia, un salto mortale, un corto circuito, un ardimento dell'anima: il frutto di un sogno. La forza del sogno di un ponte. Inarcamento d'asfalto sulla città. Rampa di lancio. Stupore. Brivido. Inarcamento di asfalto e piloni, segno forte che s'impone - perché una volta s'è imposto.  Forte - come cosa che  ha avuto la forza di accadere: un giorno la città ha partorito la sospensione d'asfalto e piloni: l'artificio.

Artificio fantasma: una prospettiva

Poi un giorno la città si sveglia, prova formicolii vari là, nella zona tra San Lorenzo, la stazione casilina, Pigneto, tra gli edifici, sopra l'intrico di scambi e di binari, ...... E' l'alba del giorno dopo e il suo neuroma, la sua "cicatrice nervosa", è là, che fa puntualmente il suo lavoro, come da copione. Irradia dolore: dalla recisione partono degli impulsi nervosi anomali, scariche iterative nervose che danno origine alla sensazione dolorosa. La città è colpita nel suo sistema nervoso centrale, nel talamo, nel mesencefalo, nel midollo. Le hanno amputato l'artificio. Niente più sospensione, nè inarcamento, niente più punto di vista privilegiato: terrazza inopinata, impropria, impertinente.
Nel caso ciò dovesse irrimediabilmente accadere, però, pare che il rimedio sia stato già studiato: si basa sulle sensazioni dei confini del corpo - corpo-città, beninteso -: «È stato di recente osservato  che questa sindrome, spesso associata a sensazioni dolorose di “crampi” all’arto amputato, può essere alleviata se al paziente viene mostrato un  arto nella posizione in cui si trova il “fantasma”. Ad esempio, posizionando verticalmente uno specchio in corrispondenza del braccio amputato, il riflesso del braccio sano sembra dare frequentemente l’illusione al paziente di “vedere” il proprio arto mancante. Inoltre, muovendo il braccio sano il paziente ha la sensazione di agire con l’arto fantasma. Analogamente, rilassando il braccio sano il paziente può avere la sensazione di rilassare l’arto fantasma e ciò consente di alleviare i dolori da “crampo” al braccio(-sopraelevata) inesistente». Se l'amputazione si rendesse inevitabile - dico se - abbiamo già tracciato almeno uno scenario possibile. Misure estreme a rimedi estremi.

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