0.4 Il Percorso
Eccoci giunti al percorso espositivo vero e proprio. Di cosa si tratta? Che genere di percorso stiamo per compiere? Occorre tener presente che la nostra ipotetica Art Gallery è una galleria multimediale. Nelle gallerie d'arte tradizionali le pareti delle sale d'esposizione in genere sono dipinte con colori chiari e luminosi. Tuttavia, se nello spazio "illuminista" del Museo (così come nella pagina del Libro) domina il bianco, è altresì probabile che nell' iperspazio scenico della galleria multimediale e telematica il nero tenda in molti casi a diventare il colore prevalente. Un certo grado di oscurità (il ricorso a toni bassi e luci attenuate) è comunque reso necessario sia dalle esigenze tipiche della proiezione della luce su uno schermo (cinema, diapositive), sia per evitare riflessi indesiderati sullo schermo video o sul monitor del computer. L'idea alla base della nostra Art Gallery deriva dalla Xerox Rooms Interface, una ulteriore estensione della portata rivoluzionaria, in campo informatico, delle ormai ben note metafore iconiche che hanno cambiato radicalmente il nostro modo di usare il computer. Le stanze virtuali (le sale della galleria) prendono così il posto della scrivania e delle finestre nelle nuove interfacce grafiche. Art Gallery è dunque una metafora destinata, nel suo piccolo, a cambiare il mondo. Fosse anche solo il mondo racchiuso nel monitor di un computer multimediale. Anche nel nuovo spazio virtuale la grafica non ha certo solo una funzione segnaletica: il segno grafico vive anzi spesso nella felice ambiguità di un uso creativo del Lettering (inteso come libera configurazione e composizione verbo-visiva degli elementi alfabetici). Le lettere possono muoversi liberamente in tutte le direzioni dello spazio. Possono ruotare intorno ad un asse qualunque. Possono trasformarsi in qualsiasi altra cosa. Questa liberazione degli elementi tipografici dai vincoli fisici tradizionali prende oggi il nome di Tipografia cinetica. Si tratta insomma di sfruttare in campo videografico le potenzialità espressive del movimento come fattore "poetico" oltre che come richiamo per l'attenzione. Il segno grafico diventa così a tutti gli effetti un attore (un oggetto animato) impegnato in una performance comunicativa. All'ambiguità del lettering si connette anche una sostanziale indeterminatezza dello spazio scenico, ovvero della struttura architettonica della galleria. Anche qui, i tradizionali vincoli della "statica" non hanno alcun peso. L'ideale rinascimentale di uno spazio prospettico interamente controllabile a partire dalla centralità di un unico sguardo non ha più alcun corso. Quello che si svolge all'interno della galleria è appunto un percorso, un processo dinamico virtualmente infinito. L'eventuale finitezza di tale spazio praticabile è solo un limite contingente che può essere facilmente superato. Non siamo condizionati dalla necessità di procedere in modo lineare e continuo: possiamo saltare istantaneamente da un luogo all'altro in qualunque momento. Il percorso può assumere qualunque forma: una linea retta, un cerchio, una spirale. Non esiste una direzione privilegiata. Grazie alla possibilità di tenere aperte più "finestre" nella stessa inquadratura possiamo, inoltre, essere presenti in più luoghi nello stesso tempo. Se questa libertà di "navigazione" ci crea qualche problema non dobbiamo far altro che seguire la nostra Guida o tornare al punto di partenza.