La Critica

Cinematismi tipografici

di Ombretta Giovannini

Quando Marcello Nizzoli [1] progettò la Lettera 22, forse non immaginava che il rumore della macchina per scrivere avrebbe rappresentato una tra le prime possibilità di scegliere il modo con cui far apparire i testi nelle presentazioni con il programma Microsoft PowerPoint. Altri artefatti meccanici hanno scandito brevi informazioni con ritmi, andamenti e suoni che sono stati fonte di ispirazione di software per la produzione di grafica in movimento come Macromedia Director e Flash, Adobe After Effects; basti pensare allo scorrere frenetico dei numeri di una calcolatrice a rullo o alla rotazione dei cilindri di un registratore di cassa, ma anche il mescolare improvviso delle tessere dei display orari nelle stazioni o il lento susseguirsi dei numeri delle pompe di benzina e chi più ne ha più ne metta!

Ormai, imbalsamati in qualche negozio di modernariato o testimoni museali della nascente archeologia industriale, la voce di questi oggetti ci è stata tramandata oralmente (come nella forma più classica della trasmissione delle informazioni) dalle macchine dell'era digitale che ne hanno assorbito anche i cinematismi.

Le forme brevi di comunicazione sono parte integrante dell'attuale sistema di scambio delle informazioni: il processo di nobilitazione subìto dai titoli di testa e di coda dei film e dalle sigle televisive, ma anche dai contanumeri negli uffici pubblici è apparso contemporaneamente a nuove tipologie di divulgazione come sms, banner, codici a barre, sottopancia e tante altre ancora, che grazie ad una modalità di lettura da foto istantanea, hanno potuto rompere le regole tradizionali di impaginazione e crearne altrettante.

E come un replicante, le sperimentazioni iniziate dalle avanguardie del Novecento sulla carta, proseguono sul monitor. E se, da una parte, gli industrial designer hanno improntato una ricerca verso artefatti destinati alla trasmissione di immagini, sempre più piatti, dall'altra, i graphic designer hanno accettato la sfida di riportare, sul proprio supporto bidimensionale, le innumerevoli soluzioni che ci restituiscono l'illusione di una terza dimensione sempre più accurata e reale ma microscopicamente ottenuta sempre dalla successione di una serie di puntini su un piano. Puntini che danno vita ad un infinito numero di caratteri tipografici che anche la classificazione di Aldo Novarese riesce a riunire con grande difficoltà. Disegnati da professionisti e non (lo stesso Gutemberg era orafo) tutti coloro interessati alla forma della circolazione del sapere, hanno contribuito a far confluire segni, alfabeti, scritture e linguaggi dalla grafica statica a quella dinamica, e viceversa, trovando soluzioni sempre più innovative e attuali.

Old e new kinetic typography hanno in comune di non essersi mai poste il problema di occupare le piccole o le grandi superfici che la tecnologia ha fornito ad esse, e che siano finissime righe verticali CRT (cathode ray tube) oppure orizzontali (raggi laser) o dei microscopici quadratini chiamati pixel (PIcture ELement) o ancora, delle piccole fonti luminose chiamate led (Light Emission Diode), o i recentissimi oled (Organic Light Emitting Diode), hanno trovato nello schermo il complice ideale. I nuovi "Punto, linea e superficie" già sorpassati o recentissimi ricoprono «gli edifici, diventano trasmettitori, elementi di richiamo nel buio delle nostre città, hanno facciate iridescenti e colorate dove il testo può scorrere, o schermi giganti a led permettono di assistere a qualsiasi evento in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo del mondo teletrasportandoci in un'altra realtà simultanea»[2].

A tale proposito, ricordo: «il concerto più grande avvenuto esclusivamente via Internet è stato quello del 24 settembre 1998 in cui Roger Taylor e i cinque membri del suo gruppo si esibirono in un concerto di 45 minuti al Cyberbarn di Thursley, Surrey, GB. Il pubblico era composto da 9804 persone collegate via Internet, l'unico modo per assistere al concerto»[3].

Dai totem building (in Time Square a New York è presente lo schermo led più grande del mondo, 997 mq)[4] ai videogiochi, schermi e display meriterebbero una classificazione degna del formato UNI in cui, ai parametri di dimensione si aggiunge il concetto della distanza di visibilità. Allo stesso modo, monitor con tubo catodico, al plasma o a cristalli liquidi, sostituiscono scelta di grammatura e patina, che rimangono le caratteristiche intrinseche della carta; e videoled, medialed, multitext e così via, costituiscono soltanto alcuni dei supporti in cui lettere, numeri, simboli e parole amano dissolversi, ruotare, fluttuare, sparire secondo regole che farebbero inorridire gli abitanti di Flatlandia[5].

Roma, 11 Maggio 2007


Note

[1] Marcello Nizzoli (Borrato, Parma 1887 - Camogli, Genova 1969). Maestro della grafica e del design italiano. Cfr. Giorgio Fioravanti , Il dizionario del grafico, Zanichelli Editore, Bologna, 1993 p. 343

[2] Pietro Caponecchia e Maria Privitera, Oggetti comunicanti, Clitt, Roma, 2004, pp.356-357

[3] Guinness World Records 2002, Mondatori Editore, Milano, 2002 p.168

[4] Pietro Caponecchia e Maria Privitera, op. cit. p.350

[5] Abbott Edwin A., Flatlandia, Adelphi, Milano, 1966.