La Critica

Una macchina che pensa

di Salvatore Dimaggio

 

Una macchina che pensa è una contraddizione in termini.

Il concetto di macchina rimanda ad un meccanicismo e ad una necessarietà di conseguenze a partire da cause date, che sono proprio il nadir, laddove noi consideriamo la spiazzante complessità della nostra mente lo zenit.

Lo slancio a costruire una macchina pensante è davvero antico ma, come è evidente, da quando nella prima metà del secolo sono nati i computer, esso ha ripreso vigore.

Ben presto, però, i sogni di chi voleva vedere una riflessione sul cosmo o su dio apparire spontaneamente sul monitor di un computer si sono infranti sull’evidenza che la più perfezionata e raffinata delle macchine può al limite scimmiottare le facoltà umane, riuscire ad ingannarci un bel po’, ma nulla più di questo.

Un approccio alternativo al problema venne fuori addirittura nel 1943 dai due scienziati McCulloch e Pitts padri della cibernetica e teorizzatori del "connessionismo"; l’idea, tornata in auge negli anni ’80, non è difficile da riassumere.

Il connessionismo

Il cervello animale (e dunque anche umano) ed il complesso dei suoi nervi creano una "rete neurale", essa è sinteticamente una rete, appunto, di elementi molto semplici simili ad interruttori; gli stimoli che provengono dall’esterno fanno accendere in sequenze caotiche tali interruttori e così si disperdono al loro interno, ma col passare del tempo tale procedura comincia a diventare sempre più organizzata ed in un modo ancora non chiarito, nella rete neurale emerge un’organizzazione e strutturazione.

Il livello di tale organizzazione è determinato essenzialmente da due parametri: il numero di neuroni connessi e con quanti altri neuroni è in collegamento ciascun neurone.

Se la rete neurale umana è quel capolavoro che ci consente la supremazia su ogni altro essere vivente è perché i valori di questi due parametri in noi sono molto elevati.

Quanto detto per le reti neurali naturali presenti in noi od in un gattino ad esempio vale anche se una simile rete di "neuroni" è costruita artificialmente.

Va sottolineato come il meccanismo con cui avviene questo sorgere dell’organizzazione è del tutto ignoto: in effetti si tratta di un hardware "vuoto" in cui nasce sua sponte il relativo software; è come se in un hard disk completamente vuoto comparisse spontaneamente un videogame senza che nessuno lo abbia programmato. L’esempio fatto regge, ma solo fino ad un certo punto, infatti questo particolare software che si consolida e si evolve nella rete neurale può crearsi solo lì: nessun programmatore al mondo potrebbe concepirlo o anche solo riprodurlo.

Costruire una rete neurale digitale è come piantare un fiore: l’addetto alla serra crea le condizioni perché esso nasca, ma non ha la più vaga idea di come ciò realmente avvenga e non saprebbe copiare il fiore.

Galileo e la rete neurale

L’indagine scientifica, posta di fronte alla spontanea organizzazione in parola, è in seri problemi: la nostra ignoranza in materia, infatti, non è un fatto contingente ma nasce proprio dall’approccio che da secoli ha la scienza nei con fronti della natura.

Per studiare un fenomeno noi lo scomponiamo nei suoi elementi costitutivi più semplici studiamo questi singolarmente e poi l’insieme come somma di essi.

Ma la rete neurale è il classico caso in cui l’insieme è più della somma delle sue parti: per usare un’analogia, anche se sappiamo tutto su come sono fatti tutti gli esseri umani da ciò non possiamo capire come funziona un partito politico eppure solo di essi si compone.

Lo spirito nel guscio

Il rapporto mente-cervello è una discussione in corso ormai da secoli. I punti che dovrebbero considerarsi acclarati sono che il cervello (la rete neurale) è cosa diversa dalla mente. Essa è astratta ed intangibile, per quanto metafisico possa sembrare questo concetto. Forse risulta meno intangibile se consideriamo che una novella di Borges non si può con-fondere con il libro fatto di carte resine etc. su cui è scritta.

Nella rete neurale si crea spontaneamente la mente ed è la mente quella che interessa.

Giove e oltre l’infinito

In tutto il mondo sono in corso esperimenti sulle reti neurali.

Sono molto promettenti, ci fanno intravedere delle potenzialità illimitate, potrebbero essere una bolla di sapone, ma con ogni probabilità non lo sono.

Poste certe condizioni iniziali si sviluppa l’intelligenza, che organica o inorganica sia la rete non cambia nulla a quanto pare (uno schiaccianoci di ferro ed uno di legno funzionano sul medesimo principio fisico anche se i materiali di cui sono fatti non potrebbero essere più diversi).

In linea di principio sulla base di ciò potremmo unire più menti travasare il contenuto di una nell’altra espandere una mente dandole come sostrato una rete neurale molto più grande ed interconnessa, ma queste sono speculazioni un po’ vane allo stato attuale.

Un’altra speculazione è quella di pensare ad una rete neurale enorme, gigantesca e a pensare alla mente che essa partorirebbe; va tenuto presente che ciò che ci differenzia dagli altri animali è il livello della nostra rete neurale come già detto, orbene un essere del genere cosa sarebbe? Forse rispetto a noi ciò che noi siamo rispetto ad un cane o magari un insetto.

La struttura per un faraonico progetto del genere già esiste ed è la rete Internet.

Immaginiamo un software che rappresenti una piccola rete neurale, ma che abbia la possibilità di collegarsi via internet ad altri software simili, ed immaginiamo questo software diffuso gratuitamente tra gli utenti internet in un grande numero di computer sparsi in tutto il mondo e che si attiva automaticamente al momento della connessione; avremmo che la rete che unisce i computer di tutto il mondo diverrebbe l’impalcatura per la più grande rete neurale immaginabile.

Ogni utente con le necessarie conoscenze potrebbe evolvere e potenziare il software e diffonderne la nuova versione, un grande numero di persone prenderebbe parte attiva nello sviluppo di questo enorme "cervello sintetico" stimolato in maniera casuale e non preordinata da tutti gli utenti (non solo l’enorme dimensione ma anche il tipo e la quantità di stimoli sarebbero del tutto inediti).

Sarebbe utile anzi creare uno "standard" unico in modo che ogni programmatore che voglia creare un migliore software di questo tipo possa farlo usufruendo di una totale (necessaria) compatibilità con gli altri preesistenti.

È proprio questo ciò che chi scrive desidera proporre tramite queste pagine: un progetto che è un po’ un grande esperimento scientifico ed un po’ una specie di malattia luetica, che deve ammorbare un bel po’ di menti e di strutture digitali per funzionare, ma anche una gigantesca opera di netart collettiva: la sua edificazione avviene all'indirizzo http://www.k-code.com/index_DESIGN.htm , e-mail [email protected] , ed è aperta a chiunque voglia, a qualsiasi titolo, prendervi parte.

18 Dicembre 2001